Un confronto improbo

Il sermone di D’Alema ha fatto sorridere Marine Le Pen

Non sappiamo a chi sia venuto in mente di mettere in confronto sotto le telecamere Massimo D’Alema e Marina Le Pen, come è accaduto a Ballarò, martedì scorso. Di certo non è stata un’idea brillante. Un po’ come chiamare sul ring, un boxeur oramai in pensione per fargli sfidare il detentore del titolo mondiale attuale. Figurarsi come va a finire. Tra l’altro, D’Alema non ci è parso molto preparato nel confronto, perché quando ci si trova di fronte alla famiglia Le Pen, alcuni stereotipi giocano a sfavore. E’ chiaro che la frontiera della Francia per la figlia Marina fosse importante. Il padre giovanissimo la difese idealmente contro le truppe naziste che avevano occupato il Paese, Le Pen padre era nella resistenza. I comunisti invece erano entusiasti che gli alleati di Stalin fossero giunti a Parigi e invocavano la pacificazione. Anche futuri esponenti alla ribalta del mondo socialista, vedi François Mitterand, collaborarono a Vichy, esattamente come tanti sostenitori della Terza Repubblica si piegarono alla dittatura di Laval e del generale Petain, dal giorno alla mattina. Le Pen sarà uno xenofobo nazionalista, ma non ha scheletri nell’armadio quando si tratta di asservimento della Francia. Per cui bisogna stare molto attenti a considerare la complessità politica ed ideologica del Front National, soprattutto nella versione modernizzata data da Marina. Il nazionalismo francese, non è propriamente paragonabile al fascismo o al neofascismo italiano, perché anche quando assume i tratti ideologici dell’estrema destra, ha sempre qualche radice repubblicana che affonda nella rivoluzione, tanto che Marina si lascia ritrarre come una nuova Marianna. C’è da dire che i suoi ammiratori italiani, da Salvini a La Russa, sembrano altrettanto inadeguati dei suoi oppositori dalemiani. Il nazionalismo francese, dell’Italia, può giusto apprezzare la repubblica Cisalpina, per il resto andrebbe bene che comandi il Papa, purché se occorre, lo si possa mettere agli arresti senza tanti fronzoli, come fece a suo tempo Bonaparte. E’ appassionante sotto il profilo storico culturale l’analisi del Front national, lontano anni luce dal nostrano Msi, di cui pure fu alleato politicamente, ma non è di questo che si tratta, quanto appunto del confronto, fra un vecchio uomo della sinistra italiana e il campione della destra europea. “Se vogliamo un posto alla tavola dove si decide solo un’Europa unita può averlo, il ritorno ai nazionalismi è ridicolo”, ha detto D’Alema. E cosa le ha risposto Marina? Che quello era “un sermone, non una riflessione politica”. Ovvio che non fosse un sermone: D’Alema svolgeva la sua analisi, ma lo stesso è sbiancato di colpo. La destra nazionalista francese non ha tempo da perdere in discussioni. Ti cuce un abito addosso e te lo mette senza nemmeno che te ne accorgi. E’ successo a D’Alema e passi, ma potrebbe succedere anche all’intero popolo francese.

Roma, 22 gennaio 2015